Associazione di Studi Storici Giovanni Giolitti a Cavour-Associazione Studi Storici Giovanni Giolitti
FONDATA A CAVOUR L'ASSOCIAZIONE "GIOVANNI GIOLITTI"
LA LUNGA STRADA ALLA SCOPERTA DELLO STATISTA (1978-2017)
Le ricerche innovative su Giovanni Giolitti hanno quarant'anni. Malgrado l'onesta biografia di Nino Valeri e i saggi sorti su impulso di una parte delle sue Carte conservate all'Archivio Centrale dello Stato ('Quarant'anni di politica italiana" curate da Piero D'Angiolini, Giampiero Carocci e Claudio Pavone), nella pubblicistica, nella manualistica e nell'opinione corrente lo Statista rimase il "ministro della malavita", il "Giovanni Battista del fascismo" e anche peggio. Per alcuni, ma sempre meno, lo è ancora.
Nel 1978 il Centro Studi Piemontesi, fondato e animato dal prof. Renzo Gandolfo, organizzò il Convegno "Istituzioni e metodi politici dell'età giolittiana" (11-12 novembre, Mondovì-Cuneo-Dronero, Cavour). In coincidenza con la sessione di Cuneo il Presidente della Repubblica, on. Sandro Pertini, scoprì il busto in bronzo di Giolitti nel Salone del Consiglio Provinciale di Cuneo. Intervennero relatori, tra altri, Luigi Firpo, Giovanni Spadolini, Ettore Rotelli, Mario Abrate, Massimo Mazzetti, Rinaldo Cruccu, Giovanni Tesio, Adolfo Sarti, Manlio Brosio, Claudio Schwarzenberg, Cosimo Ceccuti, Roberto Chiarini, Bruno di Porto e Aldo A. Mola, coordinatore dei lavori con il prof. Gandolfo e curatore degli Atti per il Centro Studi Piemontesi (1979).
Il Convegno venne propiziato dal prof. Giovanni Giolitti che in Cavour aprì agli ospiti Villa Plochiù, dimora del nonno. L'allora sindaco di Cavour, Sergio Fenoglio, fece collocare la segnaletica "Luoghi giolittiani".
Undici anni dopo il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, dettò la lapide memoriale dell'ingresso di Giolitti al governo (9 marzo 1889), murata a Villa Plochiù e scoperta in coincidenza con un convegno che ebbe relatori Giovanni Goria e Valerio Zanone.
Per liberare Giolitti e la sua età dalla coltre di pregiudizi ideologici e faziosi occorreva proporne l'Opera sulla base di documenti inediti. Lo fecero una nuova biografia (ora nei Classici della Storia Mondadori) e i tre volumi in cinque tomi "Giovanni Giolitti al Governo, in Parlamento e nel Carteggio" (ed. Bastogi per la Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, presieduta dal prof. Giovanni Rabbia) curati da Aldo A. Mola e da Aldo G. Ricci, sovrintendente dell'Archivio Centrale dello Stato (2007-2010).
Infine un DVD (marzo 2017) propone "Giovanni Giolitti, lo Statista della Nuova Italia (1842-1928)": strumento rigoroso e divulgativo, dal quale è nato l'"Incontro sull'età giolittiana", organizzato all'Archivio Storico della Presidenza della Repubblica (21 giugno 2017), aperto e concluso dalla Sovrintendente dott.ssa Marina Giannetto.
Per continuare quel lungo cammino il 20 luglio 2017 è nata in Cavour l'Associazione di studi storici intitolata a Giovanni Giolitti.
IL 60° DELLA SCOMPARSA DI LUIGI EIUNAUDI
La ASSGG ricorderà l'esemplare opera scientifica e politica di Luigi Einaudi nel 60° della sua morte.
Anticipiamo alcune riflessioni di Aldo A. Mola.
LA LEZIONE DI LUIGI EINAUDI (1874-1961)
MONARCHICO, LIBERALE, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
(Editoriale di Aldo A. Mola, pubblicato su “Il Giornale del Piemonte e della Liguria” di domenica 03 Gennaio 2021, pagg. 1 e 11.)
Se il Capo dello Stato si risveglia...
Il 12 maggio 2018 il Capo dello Stato Sergio Mattarella rievocò Luigi Einaudi a Dogliani nel 70° del suo insediamento a primo presidente effettivo della Repubblica italiana. Disse che lo Statista ebbe “il compito di definire la grammatica della democrazia italiana appena nata”. Come già aveva fatto nel 1945 in correzione di Ferruccio Parri, se fosse stato in vita Benedetto Croce avrebbe osservato che anche l'Italia pre-fascista, quella di Luigi Zanardelli e di Giovanni Giolitti, era stata una democrazia, vegliata da Vittorio Emanuele III. Mattarella evocò alcuni capisaldi del suo predecessore, “a partire dall'esercizio del potere previsto dall'articolo 87 della Costituzione, che regola la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa governativa”. Einaudi non esitò a rinviare alle Camere due leggi perché “comportavano aumenti di spesa senza copertura finanziaria, in violazione dell'articolo 81 della Costituzione”. Che cosa direbbe e farebbe oggi Einaudi a cospetto dello scempio del Parlamento e del debito pubblico? A Dogliani Mattarella ricordò che il 12 gennaio 1954 Einaudi lesse ad Aldo Moro e a Stanislao Ceschi una “nota verbale” sulla corretta interpretazione dell'articolo 92 della Carta, motivata dal “dovere del presidente della Repubblica di evitare si pongano precedenti grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore, immuni da ogni incrinatura, le facoltà che la Costituzione gli attribuisce”. Per lui il Capo dello Stato non è succubo dei partiti. Di lì la sua avversione nei confronti del “governo di assemblea, che vuol dire tirannia del gruppo di maggioranza”.
Storico di alto profilo, Einaudi capì e spiegò la grandezza di Vittorio Emanuele III quando il 25 luglio 1943 esautorò Mussolini: “La prerogativa sovrana può e deve rimanere dormiente per lunghi decenni e risvegliarsi nei rarissimi momenti nei quali la voce unanime, anche se tacita, del popolo gli chiede di farsi innanzi a risolvere una situazione che gli eletti dal popolo da sé non sono capaci di affrontare o per stabilire l'osservanza della legge fondamentale, violata nella sostanza, anche se osservata nell'apparenza”. Un mònito più che mai attuale in questo difficile inizio dell'Anno Nuovo che coincide il 60° della morte dello Statista cuneese.
Ma chi fu Einaudi?
Luigi Einaudi (Carrù, 24 marzo 1874 - Roma, 30 ottobre 1961) fu eletto primo presidente effettivo della Repubblica italiana al quarto scrutinio l'11 maggio 1948, con 518 suffragi su 871 votanti. Liberale e monarchico, egli non aveva “studiato” da capo dello Stato. Aveva studiato. Perso a dodici anni il padre, esattore delle imposte (recandole nottetempo in calesse dalle Langhe a Cuneo in certi tratti armava la rivoltella), crebbe in casa dello zio Francesco Fracchia, notaio a Dogliani. Nel 1922 ne raccolse gli Appunti per la storia politica ed amministrativa di Dogliani. Allievo nel collegio dei Padri Scolopi a Savona, nel 1888 fu proclamato “Principe dell'Accademia” su indicazione del geografo Arcangelo Ghisleri, massone. Einaudi fu cattolico praticante, ma senza ostentazione e rispettoso delle altre confessioni. Per comprenderne la cultura bisogna visitarne le terre d’origine, le stesse di Giolitti e di Marcello Soleri, narrate da suo nipote Roberto in Radici montane (ed. Aragno). Il suo mondo era ispirato dai principi all’epoca comuni non solo alla classe dirigente diffusa (deputati, senatori, consiglieri provinciali, sindaci consiglieri comunali, “notabili”...), ma tra tutte le persone perbene, anche umili genere natae. I loro motti erano “aiuta te stesso” e “volere è potere”, come insegnò il naturalista Michele Lessona.
Laureato in giurisprudenza a Torino appena ventenne, dopo un breve impiego alla Cassa di Risparmio di Torino dal 1896 iniziò a scrivere per “La Stampa”, fu professore all’Istituto Tecnico “Franco Andrea Bonelli” di Cuneo e al “Germano Sommeiller” di Torino. Divenne “il maggiore economista liberale del Novecento” a giudizio di Francesco Forte, docente nella sua stessa cattedra di Scienze delle Finanze. Aveva già alle spalle opere prestigiose, come Un principe mercante. Studi sull'espansione coloniale italiana, sulla finanza nello Stato sabaudo e sulle imposte. A lungo collaboratore della rivista “Critica sociale” di Filippo Turati e Claudio Treves, crebbe nel laboratorio della “Riforma sociale” promossa a Torino dal pugliese Salvatore Cognetti de' Martiis e ne assunse la direzione nel 1908. Dal 1903 nel “Corriere della Sera” e dal 1922 nell'“Economist”, Einaudi polemizzò aspramente contro i “trivellatori dello Stato” e rimproverò a Giolitti di utilizzare il potere per mediare tra le parti sociali e garantire una costosa “stabilità di governo” a beneficio di “clienti” e opportunisti. Docente straordinario di scienza delle finanze a Pisa nel 1902, lo stesso anno fu chiamato dall'Università di Torino.
Credeva nella “bellezza della lotta”, cui intitolò un saggio nel 1923. Interventista nel 1914-1915, il 6 ottobre 1919 fu nominato senatore su proposta di Francesco Saverio Nitti. Nel 1922 appoggiò il governo di coalizione nazionale presieduto da Benito Mussolini, che sino alla notte fra il 29 e il 30 ottobre si propose di averlo ministro delle Finanze affinché potesse attuare i suoi insegnamenti: ridurre drasticamente la spesa pubblica “clientelare”, ripristinare il prestigio dello Stato, assicurare i servizi, azzerare mafie, camorre e tagliare le unghie agli opposti corporativismi: imprenditori “pescicani” e sindacati parassitari. Rimasto escluso dall'esecutivo, ne commentò l'ondivaga condotta con articoli sempre più severi. Al fervore scientifico unì la passione civile per le libertà. Già direttore delI'Istituto di Economia “Ettore Bocconi” di Milano, pubblicò una raccolta di saggi per il giovane editore torinese Piero Gobetti, strenuo oppositore e vittima del regime incipiente.
All'indomani dell'assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (10 giugno 1924) per mano di una squadraccia fascista, Einaudi deplorò pubblicamente “il silenzio degli industriali”. L'anno seguente sottoscrisse il “Manifesto” degli intellettuali antifascisti scritto da Benedetto Croce. Le sue opere ormai erano note anche oltre Atlantico. Come Giovanni Agnelli e Attilio Cabiati, nel 1918 aveva giustapposto al sogno della Società delle Nazioni la più realistica e urgente Federazione europea per scongiurare che dal collasso degli imperi nascessero devastanti nazionalismi. Tornò da altro versante a scriverne in Dei diversi significati del concetto di liberismo economico e dei suoi rapporti con quello di liberalismo, in controcanto con il “giolittiano” Benedetto Croce, autore della Storia d'Italia (1928). Sarebbe però errato ritenere che Einaudi fosse un “liberista assoluto”. Tra le sue massime spicca “l'uomo libero vuole che lo Stato intervenga”. Il suo era “liberalismo senza aggettivi”. Come ha ricordato Tito Lucrezio Rizzo nel suo profilo biografico, Einaudi ammonì: “la scienza economica è subordinata alla legge morale”.
Di vasto respiro e profondità documentaria e critica spiccano due sue opere degli Anni Trenta: La condotta economica e gli effetti sociali della guerra (1933), scritta quindici anni dopo la fine della Grande Guerra, e Teoria della moneta immaginaria nel tempo da Carlomagno alla rivoluzione francese (1936). Dopo l'arresto e la breve detenzione dei figli Giulio e Roberto (il terzo, Mario, era migrato negli Stati Uniti d'America) e la forzata chiusura della “Riforma sociale”, Einaudi fondò la dotta e prestigiosa “Rivista di storia economica”, pubblicata dalla casa editrice di suo figlio Giulio e protratta sino al 1943. Nel 1938 fu tra i dieci senatori che votarono contro la legge “per la difesa della razza” e si pronunciò contro l'antisemitismo e l'incipiente vassallaggio ideologico-diplomatico-militare del governo Mussolini nei confronti della Germania di Adolf Hitler. Tenuto come tutti i pubblici dipendenti a dichiarare la propria “stirpe” rispose che la sua gente era da sempre “ligure” con apporti di altri popoli nel corso del tempo.
Dopo molte edizioni dei fondamentali Principii di scienza della finanza condensò decenni di studi in Miti e paradossi della giustizia tributaria (1938). Come ha scritto Ruggiero Romano nella introduzione ai suoi Scritti economici, storici e civili (Meridiani Mondadori, 1973) Einaudi fu “il più grande demitizzatore” italiano del Novecento, non solo su teorie e pregiudizi economicistici, ma con riferimento alla vita sociale: abolizione delle “maiuscole”, dei “titoli” vanesii, dei formalismi pomposi ostentati per celare il vuoto.
Tra esilio e dopoguerra
Al crollo del regime mussoliniano (25 luglio 1943) Einaudi fu nominato rettore dell'Università di Torino, mentre Filippo Burzio assunse la direzione della “Stampa”. Con la proclamazione della resa senza condizioni (8 settembre 1943), quando l'Italia rimase “divisa in due” (formula poi usata da Croce) e le regioni centro-settentrionali furono rapidamente occupate dai tedeschi, appreso di essere ricercato Einaudi riparò in Svizzera. Vi pubblicò, tra l’altro, I problemi economici della Federazione europea. Sulla fine dell'anno seguente fu chiamato a Roma dagli Alleati e dal governo presieduto da Ivanoe Bonomi, che il 4 gennaio 1945, d'intesa con il ministro del Tesoro Marcello Soleri, lo nominò governatore della Banca d'Italia in successione a Vincenzo Azzolini, arrestato per presunta collusione con gli occupanti germanici in danno della Banca stessa. Quale direttore generale volle a fianco Donato Menichella, che non conosceva di persona ma la cui formidabile competenza sulle relazioni tra banca e industria molto apprezzava. Lo attese un compito immane. Aveva pubblicato Lineamenti di una politica economica liberale. Il governo era sotto tutela della Commissione Alleata di Controllo. L'amministrazione era a sua vola subordinata ai governatori militari. L'Italia meridionale era inondata dalle Am-Lire. La moneta circolante era quasi venti volte superiore a quella d'anteguerra. L'inflazione galoppava. Il prodotto interno in molte regioni era dimezzato. In tante plaghe la popolazione era alla fame. I sei partiti presenti nel Comitato Centrale di Liberazione Nazionale (in quello dell'Alta Italia mancava la Democrazia del lavoro) e al governo erano divisi, nell'immediato e nelle prospettive ultime. Il capo del governo, Pietro Badoglio, aveva sciolto la Camera; l'alto commissario per l'epurazione aveva privato quasi tutti i senatori del rango e dei diritti politici e civili. Il governatore dovette quindi valersi di cariche e poteri ulteriori a sostegno dalla propria opera. Fu nominato membro della Consulta Nazionale che preparò la Costituente ed eletto per il partito liberale all’Assemblea Costituente (2-3 giugno 1946). Tornato dal “viaggio di istruzione” negli Stati Uniti d'America (1947), il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi lo volle vicepresidente e ministro del Bilancio. Con apposito decreto fu confermato governatore della Banca d'Italia e poté tessere la tela quotidiana della Ricostruzione.
Consapevole delle drammatiche difficoltà nelle quali versava il Paese, anziché vagheggiare progetti tanto vasti quanto irrealistici puntò a interventi “a pezzi e bocconi”, come narrato dal suo fido segretario particolare, Antonio d'Aroma. Doveva ristrutturare un edificio occupato da persone che non potevano esserne allontanate, la “romana burocrazia nostra sovrana”. Per attuare il risanamento monetario a suo avviso non esistevano “mezzi taumaturgici”. Dopo il prestito nazionale promosso da Marcello Soleri, che gli dedicò gli ultimi febbricitanti mesi di vita con patriottismo esemplare, Einaudi lasciò che il tempo facesse tramontare propositi inattuabili, quali il “cambio della lira” che avrebbe provocato la fuga dei pochi capitali disponibili e scoraggiato investimenti dall'estero. Come da lui previsto, in un paio d' anni le speculazioni si esaurirono e l'inflazione si ridusse a indici accettabili con la ripresa, favorita dai giganteschi prestiti senza oneri concessi dagli USA nell'ambito del Piano Marshall. Capita una volta ogni 60 anni..., ma occorre chi sappia investirli.
Contrario a imposte straordinarie, contrarissimo a tasse patrimoniali che avrebbero colpito media e piccola proprietà (se ne era occupato nel magistrale saggio del 1920 su Il problema delle abitazioni), Einaudi mirò alla riesumazione della classe media, della scuola (pubblica o privata, purché seria, formativa, rigorosa: oggi purtroppo corre su banchi a rotelle verso l'abisso), di quanti servivano lo Stato con dedizione alimentata dal ricordo delle sofferenze vissute nelle due guerre e a prezzo di tante vite. Monarchico libero da feticismi, poté presto salutare il plebiscito del “quarto partito”: i risparmiatori, spina dorsale della Nuova Italia. Nella sua immane opera ebbe collaboratori il biellese Giuseppe Pella, futuro presidente del Consiglio, e l'insigne economista Gustavo Del Vecchio.
Alla Costituente pronunciò discorsi appassionati e taglienti. Componente della Commissione dei Settantacinque che redasse la bozza della Carta, ottenne l'approvazione dell'articolo 81, che recita: “Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi nuove e maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”.Nominato membro di diritto del Senato della Repubblica (22 aprile), all'indomani delle elezioni, prese parte all'inaugurazione della prima legislatura, chiamata a eleggere il Capo dello Stato.
Attualità di un antico Capo dello Stato
Alle 6 del mattino del’11 maggio 1948 Giulio Andreotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, andò a informarlo che De Gasperi lo avrebbe fatto votare presidente della Repubblica per superare lo stallo sul nome di Carlo Sforza, per tre volte sostenuto senza successo. Il settantaquattrenne statista non gli ricordò di aver votato monarchia; lo aveva fatto anche Andreotti. Osservò invece che, claudicante e minuto qual era, avrebbe dovuto sfilare dinnanzi ai corazzieri. Fu eletto e nessuno trovò alcunché da obiettare. I corazzieri non avevano dimenticato Vittorio Emanuele III.
Capo dello Stato, Einaudi lasciò memoria del suo operoso settennato in Lo scrittoio del Presidente e in Prediche inutili. Continuò a studiare, a pubblicare e a promuovere ricerche per unire gli italiani, come poi fece negli anni seguenti, restituito alla cattedra universitaria ad vitam con speciale decreto. Improntò l'esercizio del suo ruolo alla discrezione, al rigore, alla continuità. Lo si vide con l'istituzione del Segretariato Generale, nel solco del Ministero della Real Casa. Nulla di enfatico, tutto volto al pratico, con la misura dell’austerità. All'inizio del 1945 aveva tracciato le linee del nuovo liberalismo: “quando siano soppressi i guadagni privilegianti derivanti da monopolio, e siano serbati e onorati i redditi ottenuti in libera concorrenza con la gente nuova, e la gente nuova sia tratta anche dalle file degli operai e dei contadini, oltre che dal medio ceto; quando il medio ceto comprenda la più parte degli uomini viventi, noi non avremo una società di uguali, no, che sarebbe una società di morti, ma avremo una società di uomini liberi”.
Qual è l'eredità di Einaudi? Quando sentiva (talora anche da persone “di casa”) vagheggiare di ideologie “sovietiche” neppure rispondeva: batteva il bastone per terra per dire che era impossibile dialogare. Anch'egli coltivò propositi mai attuati, a cominciare dall'abolizione del valore legale dei titoli di studio (più che mai urgente, visto il degrado del sistema scolastico) e dalla confutazione del mito dello “stato sovrano”: pagine, queste, pubblicate nella Piccola antologia federalista, con scritti di Jean Monnet, Denis de Rougemont e altri.
Cultore profondo del “senso dello stato” che, spiegò Benedetto Croce, ministro dell’Istruzione con Giolitti, non è solo “liberismo”, è “liberalismo”, Einaudi ne indicò i fondamenti nella tradizione civile sorta dalla cultura classica e dall'illuminismo, alla cui riscoperta critica si dedicarono egli stesso, bibliofilo appassionato, e Franco Venturi. Da presidente dell’associazione dei piemontesi a Roma, promossa nel 1944 da Renzo Gandolfo, nel 1961 presentò i due poderosi volumi Storia del Piemonte (ed. Casanova).
Quali pionieri e numi tutelari del federalismo europeo vengono solitamente citati Altiero Spinelli, Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman, autore del piano che dette vita alla Comunità europea del carbone dell'acciaio. Tra i profeti e artefici della Nuova Europa va però posto e ricordato in primo luogo proprio Luigi Einaudi, capace di conciliare concretezza e profezia, sulla base irrinunciabile dello studio della storia, della scienza della finanze e dell'economia politica, senza la quale la politica economica è vaniloquio.
Aldo A. Mola
Nell'immagine: Luigi Einaudi (1874-1961). Da Il Paramento italiano, vol. XV, Milano, Nuova Cei.
E' MORTO MONS. MEO BESSONE
CONCORSE ALLA TRASLAZONE DELLE REALI SALME NEL SANTUARIO DI VICOFORTE
La mattina di Natale è morto Monsignor Bartolomeo Bessone (Combe di Chiusa Pesio, 1948-Mondovì, 2020). Ordinato sacerdote nel 1972, già Rettore del Collegio e del Seminario vescovile, nel 2000 fu nominato vicario generale della diocesi monregalese dal Vescovo mons. Luciano Pacomio, insigne teologo, biblista e storico del catechismo. Colto e di apprezzata sensibilità spirituale e umana, Rettore del Santuario-Basilica di Vicoforte dal 2002 al dicembre 2018, Mons. Bessone ebbe ruolo eminente nella sua valorizzazione quale monumento di fede e di arte.
Nel 2013 “don Meo” (come era comunemente appellato) concorse alla decisione del Vescovo Pacomio di accogliere nel Santuario di Vicoforte (sorto quale Mausoleo della Casa per iniziativa di Carlo Emanuele I di Savoia, duca dal 1580 al 1630) le spoglie di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, su istanza della Principessa Maria Gabriella di Savoia e del presidente della Consulta dei Senatori del Regno.
La traslazione delle Salme ebbe luogo il 15-17 dicembre 2017 in forma strettamente privata, a conclusione di lunghe e complesse procedure. Esse furono accolte da Mons. Bessone e dal Sindaco Valter Roattino, presenti il delegato della Casa di Savoia, conte Federico Radicati di Pregliasco, e uno studioso. La Salma del Re, debitamente composta, ebbe gli onori militari quale ex Capo dello Stato e Capo delle Forze Armate, morto all'estero il 28 dicembre 1947 nella pienezza dei suoi diritti. Presenziò il prefetto vicario di Cuneo, dottoressa Maria Antonietta Bambagiotti. Delle due inumazioni venne redatto Verbale.
Come il suo successore, don Francesco Darò, Mons. Bessone officiò ripetutamente la Memoria dei Reali, che riposano nella Cappella di San Bernardo del Santuario-Basilica di Vicoforte.
A. A. M.
MARZIA TARUFFI
VINCE IL PREMIO ACQUI STORIA CON UN ROMANZO INEDITO
Mentre Piemonte meridionale e Liguria faticano sempre più a comunicare, il Premio Acqui Storia Edito/Inedito conferma il legame culturale con il Ponente Ligure.
Acqui Terme, 21 novembre 2020 - Solenne premiazione in videoconferenza dei vincitori del Premio Acqui Edito ed Inedito. Nato da suggerimenti delle Giurie dell'Acqui Storia e coordinato dall'Assessore alla Cultura, avv. Alessandra Terzolo,, alla seconda edizione il Premio ha registrato un'ampia partecipazione da ogni regione. Presentati da Danilo Poggio e introdotti da componenti delle Giurie i vincitori hanno illustrato le loro opere. Si sono susseguiti Vittorio Giardino per la sezione Graphic Novel con “Jonas Fink. Una vita sospesa” (Rizzoli Lizard), Rocco Lentini per il saggio storico inedito su “Intellettuali e fascismo. Il “caso”Calabria), Fabrizio Nocera con la tesi di laurea su “Le bande partigiane lungo la linea Gustav” e Manuela Agnelli con il romanzo storico “Con i sassi in mano”. Menzioni onorevoli sono state assegnate a Bruna Viazzi (Luna di Zucchero) e a Irene Fabiani (La vicenda di Osvaldo Fabiani).
Per l'affollata sezione Romanzo Familiare è prevalsa Marzia Taruffi, direttrice dell'Ufficio Cultura del Casinò di Sanremo e animatrice dei prestigiosi Martedì Letterari, con il romanzo inedito “Il Podestà ed Esterina”.
La motivazione del Premio conferitole recita: “Dal baule della grande storia, consegnata a opere quali Una cento mille Casinò di Sanremo e Agosti- De Santis dall'azzardo alla Cultura del gioco, Marzia Taruffi estrae lo scrigno del suo nuovo romanzo. Due sogni vi si intrecciano a distanza di un secolo: quello di Pietro (Agosti) e di Esterina/suor Vittorina e di Roberto/pronipote e architetto come Pietro, rientrato a Sanremo dall'Argentina per far risorgere il Teatro Principe Amedeo in una visione capace di unire rigore filologico e prospettiva futuristica, e Amelia, giornalista talentuosa, pronta ad aprire le braccia all'affetto ma decisa a proseguire nel proprio cammino professionale e intellettuale: la sua libertà.
Le due storie si intersecano in un sapiente gioco di specchi, con lo scavo di sentimenti sublimi, spasmodici e infine vittoriosi perché la vocazione prevale sull' attrazione, l'Eterno sull'Immanente. Implacabile, vince il Destino. L'unione è lontananza. La vita diviene scelta di morte.
Il suicidio corporale, filo conduttore della narrazione, è tutt'uno con il contrasto tra la bellezza struggente dei luoghi e della vita sociale incardinata sul culto della mondanità (musica, danza, colori, profumi di fiori, ...) e la brutalità della lotta politico-amministrativa. Esso insegna l'impossibilità di sfuggire al Fato.
Nel romanzo (che sa molto di storia vera), l 'Architettura, Arte Reale volta a coniugare Natura e Pensiero, volizione umana e Forze incontrollabili (il fantasma di Bussana, l'eremo della “Visitazione”...), fonde insieme progetti, “materiali” e parole, raccolti nel laboratorio alchemico che Marzia Taruffi, responsabile dell'Ufficio Stampa e Cultura del Casinò di San Remo e regista di innumerevoli eventi di qualità, domina con piena padronanza. Il racconto unisce robusta trama narrativa e proprietà linguistica, sempre garbata, già sperimentata in D'indaco era il mare (2019)”
Il nuovo romanzo di Marzia Taruffi viene pubblicato nelle edizioni De Ferrari (Genova) che collaborano alla realizzazione del Premio con le Impressioni Grafiche di Acqui Terme.
Aldo A. Mola
FOTO: Marzia Taruffi presenta i Grandi Maestri della Massoneria italiana, Stefano Bisi e Antonio Binni, a un Martedì Letterario del Casinò di Sanremo.
MEMORIA DELL'EDITORE ANGELO MANUALI
Si è spento ieri a Foggia l'Editore Angelo Manuali. Nato a Cagli (Pesaro) il 12 ottobre 1935, ufficiale dei Bersaglieri, laureato in giurisprudenza a Napoli e abilitato all'insegnamento di materie giuridiche abbinò la pratica forense all'insegnamento dal 1960 al 1979, quando trasformò la Casa Editrice Ugo Bastogi di Livorno (una cui collana dirigeva) in Bastogi Editrice Italiana con sede a Foggia ove viveva da 1953.
Poeta, romanziere e autore di saggi sull'esoterismo (disciplina coltivata di persona), con il suo marchio editoriale Angelo Manuali pubblicò migliaia di volumi di letteratura, storia, filosofia e di “varia”. Di ampio successo le sue collane di e sulla Massoneria. Accompagnò l'edizione di classici (come la Storia dell'affermazione del cristianesimo di Voltaire, che per primo tradusse in Italia) a opere di esordienti.
A continuazione, sua Figlia Roberta, sempre assistita dal consiglio paterno, da un decennio ha fondato la BastogiLibri con sede a Roma, dal catalogo qualificato, vasto e affermato.
Tra le ultime opere di Angelo Manuali spicca il Dizionario degli autori italiani contemporanei con biobibliografia e note critiche, da lui curato con Lia Bronzi Donati (2019): un repertorio da aggiornare con il suo profilo di “uomo libero”, promotore tenace e illuminato di alta cultura.
TSG, 9 nov. 2020 Aldo A. Mola
TENUTOSI A VICOFORTE IL CONVEGNO:
VITTORIO EMANUELE III – GLI ANNI DELLE TEMPESTE
VAI ALLA PAGINA DEDICATA CON FOTO, MESSAGGI REALI E INTERVENTI DEI RELATORI
ANTONIO ZERRILLO
IL MARESCIALLO GIOVANNI MESSE E LA RISCOSSA DEL REGIO ESERCITO ITALIANO
ALDO G. RICCI
L'INFUENZA DELLA RSI SULLA LEGISLAZIONE DEL DOPOGUERRA
Nella splendida cornice del Santuario-Basilica di Vicoforte (CN) sabato 10 ottobre 2020 si è svolto il terzo Convegno di studi su “Il lungo regno di Vittorio Emanuele III- Gli anni delle tempeste, 1938-1946”, organizzato dalla Associazione di studi storici Giovanni Giolitti (ASSGG), con il concorso del Gruppo Croce Bianca e dell'Associazione di Studi sul Saluzzese, con l'egida della Consulta dei Senatori del Regno e di concerto con il Comando Militare Esercito Piemonte (presente il suo Comandante, Colonnello Andrea Mulciri), l'Associazione Nazionale ex Allievi della Nunziatella, l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il Centro Studi Piemontesi e il Premio Acqui Storia.
Aperti dal presidente della ASSGG, cav. Alessandro Mella, i lavori (ospitati nel teatro della Casa Regina Montis Regalis) sono iniziati con la lettura dei beneauspicanti Messaggi di S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia, Duca di Savoia e Capo della Real Casa, letto dal segretario della Consulta, Gianni Stefano Cuttica, e di S.A.R. la Principessa Maria Gabriella di Savoia, indirizzato al presidente di sessione, Giuseppe Catenacci, presidente della Associazione Nazionale ex Allievi della Nunziatella.
Come da programma i lavori sono proseguiti la mattina con le relazioni dei professori Tito Lucrezio Rizzo (già Consigliere della Presidenza della Repubblica), GianPaolo Ferraioli (Un. della Campania “L. Vanvitelli”), Gianpaolo Romanato (Un. Padova), Luca G. Manenti (Un. Trieste); e il pomeriggio con quelle di colonnello Carlo Cadorna, del prof. Aldo G. Ricci (Consultore e già sovrintendente dell'Archivio Centrale dello Stato), del generale Antonio Zerrillo, del filmografo Giorgio Sangiorgi, Consultore, e del prof. Aldo A. Mola, presidente della Consulta e coordinatore del convegno.
Il prof. Gianni Rabbia, Consultore, e Alessandro Mella hanno presentato il volume “Il lungo regno di Vittorio Emanuele III – Parte I- Dall'età giolittiana al consenso per il regime, 1900-1937” (ed. BastogiLibri, pp.440) che raccoglie gli Atti dei convegni organizzati dalla ASSGG nel 2017-2019.
Infine il vicepresidente del Gruppo Croce Bianca, Carlo Maria Braghero, ha rievocato il conte Alessandro Cremonte Pastorello di Cornour, mecenate e filantropo, Consultore dal 1990 e vicepresidente anziano della Consulta dal 2003; la mazziniana prof. Cristina Vernizzi ha ripercorso l'opera di Romano Ugolini, già presidente dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano e Premio Acqui Storia alla carriera (2019).
Nell'intervallo il Gruppo Croce Bianca e l'Associazione Italiani Monarchici, presieduta da Carlo G. Sangiorgi, presidente onorario Stefano Terenghi, hanno recato corone di alloro alle Reali Tombe di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena nella Cappella di San Bernardo del Santuario-Basilica, loro riservata dal vescovo di Mondovì, mons. Luciano Pacomio, che accolse l'istanza di S.A.R. la Principessa Maria Gabriella di Savoia e del presidente della Consulta (22 aprile 2013), come ricordato da Aldo A. Mola.
Ai lavori ha assistito un pubblico folto e partecipe. Dalle relazioni, che saranno pubblicate all'inizio del 2021 (alcune vengono anticipate nel sito della ASSGG: giovannigiolitticavour.it), è emerso che, all'opposto di quanto sostengono molte “narrazioni”, anche negli anni più difficili, quelli della tracotanza estremista e dell'isolamento del sovrano, l'Italia non fu mai “diarchia”. Rimase monarchia. Il Re lo mostrò il 25 luglio 1943 quando, egli solo, decise la svolta che avviò dalle rovine alla ricostruzione. Vittorio Emanuele III – è stato sottolineato - il 9 maggio 1946 partì dall'Italia per l'estero cittadino di pieno diritto e tale rientrò in Patria il 17 dicembre 2017, con gli onori di Capo di Stato.
RADIO RADICALE:
INTERVISTA AD ALDO A. MOLA SU ENRICO DE NICOLA
ACQUI STORIA: PREMI PER EDITI E INEDITI
Il prossimo 15 settembre 2020 scade il termine per la presentazione delle opere concorrenti al Premio Acqui Terme “Edito e Inedito”, gemmato nel 2018 dal prestigioso Acqui Storia su iniziativa dell'Assessore alla Cultura, avv. Alessandra Terzolo, anche per coinvolgere le Scuole.
Il Premio per le opere Edite è riservato a Graphic Novel, un “genere” oggi diffusissimo, dalla narrativa alle fiabe e alla storia stessa, in cerca di linguaggi nuovi per raggiungere i lettori dove e quali sono, ormai adusi all' “immagine” più che alla parola, massime a quella arcaica (o vetusta, come ha detto qualcuno).
La sezione delle Opere Inedite è ripartita in tre settori. In primo luogo “romanzi familiari”, racconti lunghi o raccolta di racconti incardinati sulle vicissitudini di una “stirpe”, sequenza di generazioni, con riferimento a tradizioni, radici territoriali e “identità” quale alimento delle civiltà susseguitesi nei secoli. Nel secondo settore concorrono tesi di laurea magistrale (quinquennale) e saggi storici veri e propri su argomenti di storia dal Settecento a oggi. Infine, il terzo settore è riservato a romanzi e racconti di eventi storici basati su ricerche archivistiche e documenti di famiglia, scritti però con stile narrativo anziché saggistico.
A questa sezione possono partecipare lavori di almeno cento cartelle editoriali, mai pubblicati, né a stampa (con codice ISBN), né in formato elettronico, su piattaforme digitali private o per conto terzi.
Le opere concorrenti vanno inviate all'Assessorato alla Cultura del Comune di Acqui Terme (Piazza Levi 12, 15011 Acqui Terne, AL) in tre copie cartacee e una su supporto informatico, accompagnate da un profilo dell'autore.
I premi consistono in una Targa per la sezione Graphic Novel e nella pubblicazione dell'opera vincitrice a cura e a spese di due editori, De Ferrari (Genova) per la Narrativa e il saggio storico (o tesi di laurea); e Impressioni Grafiche per il romanzo storico, nelle sue varie declinazioni.
Le Giurie comprendono specialisti di fama per entrambe le sezioni, tra i quali Vito Gallotta, Paolo Lingua, Emanuele Mastrangelo, Vittorio Rapetti, autore di importanti e apprezzate opera sulla storia dell'Alessandrino, e il conduttore televisivo e saggista Roberto Giacobbo.
A.A.M.
ATTUALITA' DI GIOLITTI
NO ALLA “FINANZA ALLEGRA”
Nell'anniversario della morte di Giolitti (17 luglio 1928), mentre il debito pubblico dello Stato d'Italia supera i 2.500 miliardi di euro e si avvia a ulteriori traguardi negativi, la ASSGG ricorda la lezione di Quintino Sella, Marco Minghetti e di Giovanni Giolitti: l'obbligo inderogabile della copertura finanziaria a fronte di ogni spesa deliberata dai pubblici poteri.
La “finanza allegra” da decenni imperversante e ora giunta a dimensioni più che allarmanti è destinata a gravare sulle generazioni venture.
Non può sorprendere, pertanto, il clima generale di sfiducia nel futuro, evidenziato anche dal decremento demografico dell'Italia.
Cavour, 17 luglio 2020
Aldo A. Mola
Alessandro Mella
MEMORIA DI ROMANO UGOLINI
Ho il triste compito di comunicare che è morto il carissimo Professor Romano Ugolini, già Presidente dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.
L'Associazione di Studi Storici Giovanni Giolitti ha avuto il privilegio di averlo relatore nel convegno di Vicoforte al Convegno sul lungo regno di Vittorio Emanuele III.
Lo ricordiamo con la motivazione del Premio Acqui Storia alla Carriera, conferitogli nel 2019.
“Assistente dal 1969 e docente ordinario dal 1980 nelle Università di Palermo e di Perugia, da Segretario generale, Presidente dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e direttore della “Rassegna del Risorgimento” nel solco dei suoi Maestri Carlo Maria Ghisalberti ed Emilia Morelli, il professor Romano Ugolini ha tenuto alti e vivi gli studi del Risorgimento e dello Stato unitario, sia con sue opere innovative, frutto sempre di accurate esplorazioni archivistiche, sia con la promozione di Comitati dell'Istituto in Francia, Belgio, Germania, Spagna, nelle Americhe e in Giappone, concorrendo alla miglior conoscenza della storia d'Italia nella comunità scientifica internazionale,
Presidente della Commissione per l'edizione Nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi, generosamente largo di suggerimenti a studiosi italiani e stranieri, coordinatore dei Congressi dell'ISRI e curatore dei loro Atti, Romano Ugolini ha approfondito le figure di Giuseppe Mazzini, di Ernesto Nathan e di altri insigni italiani di formazione europea, ascesi a paradigma di ideali universali”.
La ASSGG si unisce al lutto della Consorte, Professoressa Donatella, e della Famiglia. Lo ricorderà nella presentazione degli Atti del Convegno.
I funerali hanno luogo in Roma alle h.10 di giovedì 25 p.v. nella chiesa di San Lorenzo fuori le Mura (Verano).
TSG, 23 GIUGNO 2020
Aldo A. Mola
nella fotografia, Romano Ugolini, il Presiedente della ASSGG, cav. Alessandro Mella, il prof. Aldo G. Ricci nella Sala Beata Paola (Regina Montis Regalis, Vicoforte, 28-29 settembre 2018).
CENT'ANNI ORSONO IL V E ULTIMO GOVERNO GIOLITTI
Il centenario della nascita del V governo presieduto da Giovanni Giolitti (16 giugno 1920-14 luglio 1921) è passato nel silenzio generale, anche da parte della Provincia di Cuneo, il cui Consiglio lo Statista presiedette per vent'anni (1905-1925).
Nel corso del suo ultimo governo Giolitti mirò a risanare la finanza pubblica con la riduzione dello spaventoso debito pubblico (da 13 a oltre 90 miliardi) generato dello sconsiderato intervento in guerra; rivalutare la moneta; eliminare gli sprechi, anche con la riduzione di “uffici” inutili; stanare la speculazione finanziaria e l'evasione fiscale imponendo la nominatività dei titoli azionari. Puntò infine a restaurare la serietà della Scuola con Benedetto Croce alla Pubblica istruzione e a trasferire dalla Corona al Parlamento il potere di dichiarare guerra.
Purtroppo la Camera, eletta con il riparto dei seggi in proporzione ai voti ottenuti dai partiti, era frantumata in undici gruppi spesso litigiosi e inconcludenti.
L'eroico sforzo del sommo Statista italiano si esaurì in un anno.
Al governo Giolitti chiamò i cuneesi Camillo Peano, ministro dei Lavori pubblici; Marco di Saluzzo, sottosegretario agli Esteri; Giovanni Battista Bertone (cattolico), sottosegretario al Tesoro, e Marcello Soleri, incaricato di abolire il prezzo politico del pane, disastroso per l'erario.
Giolitti fu l'ultimo cuneese asceso alla guida del Governo:cent'anni orsono. Merita memoria.
19 giugno 2020
Aldo A. Mola
SANDRO CREMONTE PASTORELLO
“PIEMONT FA GRADO”
Viso marmoreo, un battito impercettibile delle palpebre reclinate, avvolto nel manto del Sovrano Militare Ordine di Malta, il conte Alessandro Cremonte Pastorello di Cornour si è congedato dagli amici. Dalla dimora austera alla volta della Chiesa della Crocetta nella sua Torino, lo accompagnano la Contessa Anna, sposata nel 1960, la figlia Mariella, il figlio Goffredo, con le consorti, i nipoti, i picchetti dei Cittadini dell'Ordine, di Corpi e gli Armigeri fedelissimi.
In 85 anni (nato a Torino il 30 luglio 1937, si è spento in Casa il 7 scorso) Sandro ha vissuto tre vite in una. Anzitutto la Famiglia-Azienda. La sua è la quinta generazione dei Cremonte al comando dei Cittadini dell'Ordine, il più antico Corpo di sicurezza privata d'Europa. La sua bandiera fu decorata di Medaglia d'Argento al valore civile nel 1870. Tra gli antenati, Sandro contò molti combattenti nelle guerre per l'indipendenza. Suo padre, Giuseppe (1909-1974), nella seconda guerra mondiale combatté sui fronti Greco-albanese e Croato-montenegrino.
Nella prestigiosa carriera professionale identificata naturaliter con la Famiglia Sandro resse cariche nazionali e internazionali sino al Direttivo mondiale della Lega internazionale delle Società di Sorveglianza.
Concepita la vita come “missione” all'insegna del motto Legge e Ordine (che non è reazionario ma sanamente istituzionale), Cremonte Pastorello ha attestato fedeltà alla Monarchia costituzionale di Casa Savoia nella quale crebbero i suoi avi e si riconobbe. Già membro della giunta dell'Unione Monarchica Italiana, fondatore del Movimento Monarchico Italiano (vi ebbe sodali il conte Carlo Galimberti e il barone Roberto Ventura, genero di Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon), fu cooptato nella Consulta dei Senatori del Regno, voluta nel 1955 da Re Umberto II affinché non andasse dispersa l'opera morale del Regio Senato. Vicepresidente Anziano del sodalizio, che riconosce in Amedeo di Savoia, duca di Savoia e di Aosta, l'erede alla Corona d'Italia, Sandro Cremonte ha promosso un ventaglio straordinario di “presìdi” culturali, quali “Le Armi del Re”, il Premio “L'Arcangelo”, dedicato a San Michele, protettore della Sicurezza, e il Gruppo Croce Bianca (con sede a Torino, via Barbaroux 43). Ne festeggiò i 25 anni a Palazzo Carignano con i suoi stretti collaboratori, Carlo Braghero e Guido Ornato.
Visse infine una terza vita, all'insegna della filantropia che opera nella discrezione. E' condivisione di sofferenza e lenimento. Nell'ambito della beneficenza dell'Ordine melitense, con la contessa Anna e i figli, Sandro costituì il Gruppo Missionario “La Speranza di Sant'Anna”, impegnato in Madagascar.
La Principessa Maria Gabriella di Savoia e il principe Amedeo di Savoia, Duca di Savoia e di Aosta, memori di quanto Sandro fosse caro a Umberto II, si uniscono nel ricordo di un grande italiano ed europeo che soleva ripetere “Piemont fa grado”.
Aldo A. Mola
Foto: il conte Alessandro Cremonte Pastorello e la consorte Anna al 25° del Gruppo Croce Bianca (Palazzo Carignano), con Aldo Mola.
ALESSADRO CREMONTE PASTORELLO
MECENATE DELLA TRADIZIONE SABAUDA
E' morto il conte Alessandro Cremonte Pastorello, VicePresidente Anziano della Consulta dei Senatori del Regno, Presidente del Gruppo Croce Bianca, cultore raffinato e promotore munifico di studi storici, filantropo.
Il conte Cremonte Pastorello fece
“come quei che va di notte
che porta il lume dietro e sé non giova,
ma dopo sé fa le persone dotte”.
Come il Virgilio di Dante, auspicò il ritorno in Italia della Giustizia e del “primo tempo umano”: la monarchia costituzionale.
Ne ricorderemo la Figura e l'Opera.
7 giugno 2020
Aldo A. Mola
Nella fotografia: Il 12 giugno 2019 il conte Cremonte Pastorello chiude il convegno di studi nel 25° del Gruppo Croce Bianca a Palazzo Carignano (Torino), organizzato l'adesione della ASSGG. Alla sua sinistra il prof. Avv. Tito Lucrezio Rizzo, già Consigliere Caposervizio del Quirinale.
Da "Il Giornale del Piemonte e della Liguria" del 26.05.2020
RADIO RADICALE INTERVISTA ALDO A. MOLA
16 maggio 1925: Mussolini sconfitto da Gramsci a Montecitorio: intervista ad Aldo A. Mola
RASSEGNA CRONOLOGICA DELLE PRINCIPALI DISPOSIZIONI GOVERNATIVE SU COVID-19
INCIDENTI SULLA LIBERTA' DI CIRCOLAZIONE (ART. 16 COSTITUZIONE)
a cura di Attilio Mola
- NB: in verde le norme vigenti; in rosso quelle abrogate o non più efficaci -
31/01/2020 |
Delibera del Consiglio dei ministri (in G.U. n. 26 del 1/2/2020). Il Governo
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23/02/2020 |
Decreto-Legge n. 6 (in G.U. n. 45 del 23/2/2020), conv. con mod. in Legge 5 marzo 2020, n. 13 - Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. Allo scopo di evitare il diffondersi del COVID-19, nei comuni o nelle aree nei quali risulta positiva almeno una persona le autorità competenti devono adottare ogni misura di contenimento e gestione adeguata e proporzionata all'evolversi della situazione epidemiologica (art. 1). Tra queste, a) il divieto di allontanamento dal comune o dall'area interessata da parte di tutti gli individui comunque presenti nel comune o nell’area e b) il divieto di accesso al comune o all'area interessata. Le autorità competenti possono adottare ulteriori misure di contenimento e gestione dell'emergenza, al fine di prevenire la diffusione dell'epidemia da COVID-19 anche fuori dei casi di cui all’art. 1 co. 1 (art. 2). Le misure di contenimento sono adottate con uno o più DPCM (art. 3 co. 1) ovvero, nelle more, nei casi di estrema necessità e urgenza, con ordinanze contingibili e urgenti dal ministro della salute, dai presidenti delle regioni o dai sindaci ai sensi della legge istitutiva del SSN o del T.U. Enti Locali (art. 3. co. 2). La violazione delle misure di contenimento è punito ai sensi dell’art. 650 c.p. (art. 3 co. 4). Lo stanziamento previsto dalla delibera del Consiglio dei ministri del 31/1/2020 è incrementato di 20 milioni di euro per l'anno 2020 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali (art. 4). |
23/02/2020 |
DPCM - Disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 (in G.U. n. 45 del 23/2/2020). Le misure di cui all’art. 1 DL 6/2020 vengono adottate in dieci comuni lombardi e in uno veneto con efficacia fino all’8/3/2020. |
25/02/2020 |
DPCM - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 (in G.U. n. 47 del 25/2/2020). Adozione di varie misure di cui al DL 6/2020 in ambiti territoriali diversi e con differente durata. Termine di efficacia delle disposizioni: 1/3/2020. |
01/03/2020 |
DPCM - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 (in G.U. n. 52 del 1/3/2020). Adozione di varie misure di cui al DL 6/2020 in ambiti territoriali diversi e con differente durata. Termine di efficacia delle disposizioni: 8/3/2020. Dall’entrata in vigore del DPCM (2/3/2020) cessano di produrre effetti i DPCM 23/2/2020 e 25/2/2020 e ogni altra misura anche di carattere contingibile e urgente adottata ex art. 3 co. 2 DL 6/2020. |
04/03/2020 |
DPCM - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 (in G.U. n. 55 del 4/3/2020). Adozione di varie misure di cui al DL 6/2020 in ambiti territoriali diversi e con differente durata. Sull’intero territorio nazionale lo sport di base e le attività motorie in genere, svolte all’aperto ovvero all’interno di palestre, piscine e centri sportivi di ogni tipo, sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della raccomandazione di mantenere, nei contatti sociali, una distanza interpersonale di almeno un metro (art. 1 lett. c). Termine di efficacia delle disposizioni: 3/4/2020. |
08/03/2020 |
DPCM - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 (in G.U. n. 59 del 8/3/2020). Nella Regione Lombardia e in alcune province di Piemonte, Veneto, Reggio Emilia e Marche sono adottate le seguenti misure:
Sull’intero territorio nazionale:
Termine di efficacia delle disposizioni: 3/4/2020. Con DPCM 1/4/2020 detto termine è stato successivamente prorogato fino al 13/4/2020. |
09/03/2020 |
DPCM - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale (in G.U. n. 62 del 9/3/2020). Le misure di cui all’art. 1 DPCM 8/3/2020 sono estese all’intero territorio nazionale (art. 1 co. 1). Lo sport e le attività motorie svolti all’aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro (art. 1 co. 3 recante modifica dell’art. 1 lett. d DPCM 8/3/2020). Termine di efficacia delle disposizioni: 3/4/2020. Con DPCM 1/4/2020 detto termine è stato successivamente prorogato fino al 13/4/2020. |
11/03/2020 |
DPCM - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale (in G.U. n. 64 del 11/3/2020). Viene disposta la sospensione dell’attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentati e di prima necessità. Termine di efficacia delle disposizioni: 25/3/2020. Con DPCM 1/4/2020 detto termine è stato successivamente prorogato fino al 13/4/2020. |
20/03/2020 |
Ordinanza del Ministro della Salute - Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale (in G.U. n. 73 del 20/3/2020). Non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona (art. 1 lett. b). Nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quegli altri che immediatamente precedono o seguono tali giorni, è vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case utilizzate per vacanza (art. 1 lett. d). Termine di efficacia delle disposizioni: 25/3/2020. Con DPCM 1/4/2020 detto termine è stato successivamente prorogato fino al 13/4/2020. |
22/03/2020 |
Ordinanza del Ministro della Salute (e dell’Interno) - Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale (in G.U. n. 75 del 22/3/2020). è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. Termine di efficacia delle disposizioni: entrata in vigore di successivo DPCM. |
22/03/2020 |
DPCM - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale (in G.U. n. 62 del 9/3/2020). Sono sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle indicate nell’allegato. Le attività professionali non sono sospese e possono svolgersi con le raccomandazioni già impartite con DPCM 11/3/2020 (art. 1 co. 1 lett. a). è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; conseguentemente all’art. 1 co. 1 lett. a) DPCM 8 marzo 2020 le parole «è consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza» sono soppresse (art. 1 co. 1 lett. b). Termine di efficacia delle disposizioni: 3/4/2020. Le disposizioni del DPCM 11/3/2020 e dell’ord. Min. Salute 20/3/2020 sono prorogate fino a tale data. Con DPCM 1/4/2020 detto termine è stato successivamente prorogato fino al 13/4/2020. |
25/03/2020 |
Decreto-Legge n. 19 - Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (in G.U. n. 79 del 25/3/2020). Visto l’art. 16 Cost. che consente limitazioni della libertà di circolazione per ragioni sanitarie e ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di emanare nuove disposizioni per contrastare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, si stabilisce la possibilità di adottare, su specifiche parti del territorio nazionale ovvero, occorrendo, sulla totalità di esso, per periodi predeterminati di durata non superiore a trenta giorni fino al 31/7/2020, le misure elencate nell’art. 1 co. 2. Tra queste:
Le misure di cui all'art. 1 sono adottate con DPCM, sentiti i presidenti delle regioni interessate ovvero il presidente della conferenza delle regioni, ove riguardino l'intero territorio nazionale (art. 2 co. 1). Nelle more dell’adozione dei DPCM e con efficacia limitata fino a tale momento le misure di cui all’art. 1 possono essere adottate:
Continuano ad applicarsi nei termini originariamente previsti le misure già adottate con i DPCM 8/3/2020, 9/3/2020, 11/3/2020 e 22/3/2020 per come ancora vigenti alla data di entrata in vigore del decreto-legge. Le altre misure ancora vigenti alla stessa data continuano ad applicarsi nel limite di ulteriori dieci giorni (art. 2 co. 2). I Sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali, né eccedendo i limiti di oggetto cui al co. 1 (art. 3 co. 2). La violazione delle misure di contenimento applicate con i DPCM adottati ai sensi dell’art. 2 co. 1 e con le ordinanze di cui all’art. 3 è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da €400 a €3.000, aumentata fino a un terzo se commessa mediante l'utilizzo di un veicolo; non si applica l’art. 650 c.p. (art. 4 co. 1). La stessa sanzione, in misura minima e ridotta alla metà, si applica alle violazioni già punite ai sensi dell’art. 650 c.p. commesse prima dell'entrata in vigore del decreto-legge (art. 4. co. 8). |
01/04/2020 |
DPCM - Disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale (in G.U. n. 88 del 2/4/2020). L’efficacia delle disposizioni dei DPCM 8, 9, 11 e 22/3/2020 e dell’ordinanza del Ministro della salute 20/3/2020 è prorogata fino al 13 aprile 2020 (art. 1 co. 1). L’art. 1 lett. d) DPCM 8/3/2020 è così sostituito: «sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati. Sono sospese altresì le sedute di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, all’interno degli impianti sportivi di ogni tipo» (art. 1 co. 2). Viene dunque soppresso l’inciso: «Lo sport e le attività motorie svolti all’aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro», contenuto nella previgente formulazione della disposizione suddetta. |
10/04/2020 |
DPCM - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale (in G.U. n. 97 del 11/4/2020). Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sull’intero territorio nazionale si applicano, tra le altre, le seguenti misure:
A fini di prevenzione del contagio, è fatta espressa raccomandazione a tutte le persone anziane o affette da patologie croniche o con multimorbilità di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità (art. 3 co 1 lett. b). Sull’intero territorio nazionale sono sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle indicate nell’allegati 1, 2 e 3. Le attività commerciali non sospese e i servizi professionali possono svolgersi con le raccomandazioni impartite nell’art. 1 (art. 2 co. 1). Termine di efficacia delle disposizioni: 3/5/2020 (art. 8 co. 1). Dalla data di entrata in vigore del DPCM cessano di produrre effetti i DPCM 8/3/2020, 9/3/2020, 11/3/2020, 22/3/2020 e 1/4/2020 (art. 8 co. 2). Si continuano ad applicare le misure di contenimento più restrittive adottate dalle Regioni relativamente a specifiche aree del territorio regionale (art. 8 co. 3). |
(In aggiornamento) |